13 maggio 2007

Il Rigoletto/ Calciopoli e Juventus, il processo farsa: in un libro, tante domande ancora senza risposta

Che cosa è veramente accaduto alla Juventus nell'estate del 2006? A un anno esatto da "Calciopoli", il più grandescandalo della storia del calcio come lo definì l'ex Commissario straordinario Guido Rossi, una nuova teoria avanzata da due non giornalisti - Mario Pasta e Mario Sironi nel libro "Juventus, il processo farsa" - riapre il caso. La Vecchia Signora condannata per non aver commesso il fatto. E' vero, agli atti esistono migliaia e migliaia di intercettazioni, scomode, pungenti, l'altra faccia del calcio. Del risultato sportivo. Ma non esiste alcun reato. E allora? Possibile che due dirigenti di quella che fu denominata la "Triade" (il tridente formato da Luciano Moggi, Antonio Giraudo e Roberto Bettega) abbiano dato 'fastidio' alla proprietà bianconera? E' la tesi sostenuta nella prefazione dalle firme Piero Ostellino e Christian Rocca: "Insomma c'è il sospetto concreto che il ruolo della Juventus in Calciopoli sia stato più dalla parte delle guardie che tra i ladri, che la proprietà volesse disfarsi di due dirigenti troppo intraprendenti che lavoravano a diluire il peso specifico di parte della famiglia Agnelli".

Resta poi l'interrogativo legato alla figura di Guido Rossi, chiamato a gestire l'emergenza calcio. "Guido Rossi - come affermano Rocca e Ostellino - la cui nomina non fa che aumentare l'inquietudine. Che Rossi sia stato un membro del Consiglio di Amministrazione e consulente legale della squadra beneficiata dallo scandalo è un ulteriore elemento di riflessione, così come il suo ritorno al settore privato subito dopo il fuoco del plotone d'esecuzione".
La Juventus è stata davvero condannata senza commettere il fatto? Quali sono le prove in possesso dei due autori? Attraverso l'attenta lettura della sentenza che ha condannato alla serie B la Vecchia Signora, i due autori - Pasta e Sironi - ricostruiscono un caso significativo di malagiustizia e di cattiva informazione. Andiamo per ordine.
1) La Procura di Torino - (che aveva svolto le indagini sul caso doping, nel mirino erano finiti il medico sportivo Riccardo Agricola, procedimento archiviato) evidenzia che il Pubblico Ministero non aveva nulla su cui indagare.
2) La frode sportiva è considerata, dalla stessa Procura, una mera ipotesi.
3) La Procura esclude la possibilità di ricorrere a ulteriori intercettazioni a causa del fatto che la legge non lo consente. Punti che gli autori del libro sottolineano dopo la lettura delle carte.
Nonostante ciò, su queste basi, viene avviata un'inchiesta da parte delle autorità sportive. Inizia il processo mediatico a Luciano Moggi e a tutto ciò che è bianconero. C'è dell'altro. Ferme restando tutte le perplessità che suscita l'eccessiva contiguità tra il designatore arbitrale Pairetto e i dirigenti della Juventus, rimane la considerazione che di quattro partite di campionato giocate ad intercettazioni in corso (possibili oggetto di frode sportiva) su tre non si sono registrati commenti di alcun genere idonei a supportare l'ipotesi di reato, e su Samp-Juve sono state registrate significative conversazioni tra tutti i protagonisti.
La pressione sulla Juve non si allenta. Anche verso personaggi che hanno fatto parte del mondo bianconero. E' il caso di Michele Padovano, arrestato (inchiesta della Procura di Torino) per traffico di hashish e Gianluca Vialli. In quei giorni proprio l'ex attaccante bianconero sembra essere destinato ad assumere importanti ruoli dirigenziali nell'ambito del progetto di rifondazione della società. La Juventus viene condotta a giudizio per la partita Lazio-Juve del 5 dicembre 2004.
"Moggi - pagina 44 del deferimento - sembra essere a conoscenza degli assistenti di gara prim'ancora dell'ufficializzazione della designazione...".
Violazione dell'art. 6 comma 1 (illecito sportivo): per Moggi (dg bianconero) e Juve responsabilità diretta e presunta. (art 2, comma 4-9, comma 3). Ma nella lettera di deferimento si dichiara accertato il fatto che Moggi conoscesse i nomi di guardalinee 'prima della comunicazione' e non prima della 'designazione'. Non un dettaglio.
Subito dopo la deposizione dell'avvocato Zaccone (che considerò giusta la pena della serie B con penalizzazione per i bianconeri) si deve registrare l'assenza dei termini 'cupola' e 'sistema'. Pagina 74 della sentenza. Si parla, viceversa, di una rete consolidata di rapporti. Anche il contestato metodo 'del sorteggio arbitrale' che Calciopoli voleva 'pilotato' da Moggi, è stato ritenuto regolare dalla Corte (pagina 83).
"La Commissione ritiene di dovere sin da ora escludere... una alterazione del procedimento di sorteggio arbitrale".
Ed ecco i punti contro la retrocessione tra i cadetti della Juve firmata da Cesare Ruperto, presidente della Caf e confermata da Piero Sandulli in secondo grado:
1) L'Organo giudicante avanza dubbi sulla legittimità propria, del commissario e del processo medesimo.
2) L'effetto di alterare la parità fra Juventus e le altre squadre è attribuito ad alcune cene organizzate tra persone che si conoscono da trent'anni.
3) Moggi e la Juventus sono accusati di indirizzare le moviole di emittenti televisive di proprietà degli azionisti di Milan e Inter.
4) Le intercettazioni su cui si fonda l'intero processo non erano ammissibili, ma la Caf non spiega i motivi per cui ha ritenuto di ammetterle. Dichiarando di non averle considerate come prove.
5) Non sono state ammesse prove a discolpa, affermando che i filmati delle partite incriminate non sono rilevanti.
6) E' stata accertata l'inesistenza di un sistema e tanto più di una cupola.
7) La violazione dell'articolo 6 è ricavata integrando tra loro comportamenti in violazione dell'articolo 1.
8) E' stato appurato che i sorteggi arbitrali non sono stati truccati.
9) Nessun arbitro, guardalinee, giocatore ha alterato lo svolgimento delle gare.
10) Le ammonizioni ai giocatori non erano mirate.
11) La Juventus e i suoi dirigenti non hanno alterato il risultato di alcuna partita.
Se nel processo non ci sono prove significa che le indagini non hanno riscontrato reati. Come si è riusciti allora ad arrivare a quella che si può definire 'una sentenza assolutoria di condanna?'. E' la sentenza stessa a tentare di dare una risposta:
"E' concettualmente ammissibile l'assicurazione di un vantaggio in classifica che prescinda dall'alterazione dello svolgimento o del risultato di una singola gara".
La Juventus fa ricorso. L'atto comincia evidenziando l'erronea applicazione da parte della Caf della norma dell'articolo 6 del Codice di Giustizia Sportiva (pagina 79 del testo delle motivazioni). I legali bianconeri evidenziano una contraddizione: da una parte la Caf afferma che i comportamenti dei dirigenti bianconeri interferivano nell'autonomia arbitrale, dall'altra parte la stessa Caf ha ritenuto che quegli arbitri non abbiano subito alcuna limitazione (pagina 77 delle motivazioni). Emerge anche un secondo aspetto significativo: la pluralità delle condotte. Un altro punto contestato si basa, poi, sul cumulo di sanzioni (anche economiche). Infine il ricorso affronta il problema della revoca dello scudetto 2005/2006.
Emblematiche in questo senso le dichiarazioni di Piero Sandulli il 27 luglio 2006 (un giorno dopo le sentenze di secondo grado) rilasciate a Il Romanista e a Fabio Ravezzani, direttore di TeleLombardia e Antenna 3:
"Non ci sono illeciti, era tutto regolare. Il campionato 2004/2005 non è stato falsato. L'unico dubbio è Lecce-Parma. Non c'erano prove. Andrebbe forse letta bene e riconsiderata tutta la sentenza. Pur non essendoci prove di vicende che possano motivare la violazione dell'articolo 6, tuttavia, c'erano avvenimenti che non ci hanno lasciato tranquilli".
Restano poi altri interrogativi. Perché la proprietà della Juve non si è difesa dalle accuse? Perché non è intervenuta quando le sono stati tolti i due scudetti? E soprattutto i tifosi della Juve meritavano tutto questo?
Domande che aspettano ancora una risposta.

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