27 giugno 2009

X la serie : INFORMIAMOCI

Lavatrice AS Roma

fonte: ju29ro - blog ( altro che stronzate )


Per poter valutare l'entità di un affare è giusto accertare l'identità degli acquirenti". Il nodo evidenziato dal presidente della Lazio, Lotito, è alla fine giunto al pettine. Proprio sull'identità dei componenti la cordata dello svizzero Vinicio Fioranelli si è infatti bloccata la vicenda della vendita della AS Roma.

Eppure una settimana fa, ossia sabato 20 giugno, l'affare sembrava fatto, almeno a leggere i giornali. La sera prima sia Unicredit (la banca creditrice del gruppo Italpetroli) che Mediobanca (advisor delle Sensi) si erano premurate di informare le redazioni della solidità della cordata Fioranelli.Da lunedì in poi, invece, uno psicodramma che si è prolungato fino al game over decretato giovedì sera da Geronzi e Italpetroli. Definitivo? Mah.Per il momento una cosa è chiara: alla domanda posta da Mediobanca sulla provenienza dei capitali che avrebbero dovuto rilevare la quota della Roma in mano alla famiglia Sensi Fioranelli non ha voluto, né potuto, rispondere.

Perché quei capitali, o almeno parte di essi, non sono "tracciabili", sono di provenienza off shore. Sono parcheggiati in qualche paradiso fiscale, insomma. E ovviamente i loro titolari non hanno alcuna voglia di venire allo scoperto.Non è la prima volta probabilmente che un club calcistico viene trattato alla stregua di una lavatrice.

Un luogo dove far confluire soldi dall’estero, da ripulire senza il fastidioso ingombro delle tasse, alla faccia di Tremonti e dello scudo fiscale. Non ci scandalizziamo più di tanto, perché di fondi neri ne sono circolati tanti tra le pieghe dei bilanci. Anche se stavolta il caso è un po' diverso, sia perché si tratta di una società quotata sia per l'entità dell'investimento (300 milioni per l'opa totalitaria).

Certe volte la quantità fa la qualità.Piuttosto, bisogna prendere atto di una conferma: ancora una volta il calcio si rivela uno strumento a disposizione di qualche finanziere per i propri affari ai confini del lecito, se non oltre. Lo spettacolo più amato dagli italiani, come al solito, è un mezzo mai un fine.

18 giugno 2009

Pistocchi e gli altri pezzi di merda

Fonte Ju29ro ( il vero blog bianconero )
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Orrori di stampa

Al caso Paparesta abbiamo già dedicato sul sito lo spazio che meritava; volevamo qui far notare che nella sentenza Sandulli ben due pagine (72-73) sono dedicate proprio a questo caso.

In particolare segnaliamo che secondo la commissione Sandulli la ricostruzione dell'episodio fatta dai Carabinieri del Nucleo Operativo di Roma (pagine 25-26 dell'informativa del 19 aprile 2005) è precisa e incontestabile.

Quanto è precisa ogni lettore lo può capire leggendo i nostri articoli, gli interventi degli avvocati difensori, le lagnanze del pm Narducci sulla loro aggressività. Quanto alla incontestabilità vale la pena rifletterci un po' a fondo.

Riflettere sul fatto che gli assunti della sentenza dell'estate 2006 (uno era, appunto, il caso Paparesta) non solo sono contestati, ma non reggono alla prova del contraddittorio tra accusa e difesa; è stato così per Nucini, lo è stato per Gazzoni Frascara, lo è per l'interrogatorio di Paparesta junior e la sua presunta chiusura a chiave nello spogliotaio a suo tempo spiata dalla Gazzetta dal buco della serratura.In attesa che la pubblica accusa porti prove più attendibili sulla delinquenza di Moggi, in un paese normale i giornali dovrebbero chiedersi, prendendo spunto dalla farsa del caso Paparesta, se il processo sportivo dell'estate 2006 non si è basato su carte "truccate", non nel senso di prove artatamente false ma su ipotesi di accusa che in un normale dibattimento (quello che nel 2006 non c'è stato) stentano a reggere, anzi in qualche caso si ritorcono contro gli accusatori.

I giornali non se lo chiedono, venendo così meno al loro dovere: nel 2006 invece di informare hanno dato in pasto ai lettori il mostro Moggi; oggi, ed è un orrore ancora maggiore, dei dubbi suscitati dal processo non ne parlano proprio.

Vedremo i prossimi sviluppi e intanto ricordiamoci dell'articolo 39 del Codice di Giustizia Sportiva (sulla revocazione di sentenze "irrevocabili") e della raccomandazione che il professor Caianiello aveva a suo tempo fatto alla Figc di essere prudente nei processi perché le sentenze potevano essere sconfessate in sede di giustizia ordinaria.

KITAMMU'RT

Paparesta e li mortazzi loro.
Continua la farsa... per quanto ho sottolineato qualcun altro dovrebbe essere rinchiuso (e non negli spogliatoi), non certo Moggi. Un processo messo su e basato solo su sensazioni e/o senza prove non può avere che un solo esito... chissà, forse i PM pensavano che il giudice fosse Guido Rossi. Intanto neanche ieri Baldini si è presentato, e chissà se troverà mai il coraggio di farlo. Intanto assistiamo a questa sfilata di teste:

Aliberti: fallito con la Salernitana;

Gazzoni Frascara: fallito con il Bologna;

Nucini: fallito nella rincorsa ad un posto di rilievo nell'AIA e arbitro che quando era in attività ottenne l'investitura di investigatore privato per conto di un suo intimo amico e per giunta dirigente di una società di calcio (la seconda di Milano);

Dal Cin: squalificato per 5 anni e condannato per frode sportiva.
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Una bella schiera di testimoni attendibilissimi, non c'è che dire.

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Ora mi aspetto la visita dello SFINTERISTA di turno che ci dirà che rubavamo e che chiudevamo gli arbitri nello spogliatoio... BUFFONI!

Qua il link per chi avesse voglia (e credetemi, ne vale la pena)di sentire la seduta di ieri http://www.radioradicale.it/scheda/281481/processo-a-luciano-moggi-23-per-l-inchiesta-di-calciopoli

17 giugno 2009

I BASTARDI E I CASTELLI DI SABBIA

Paparesta smentisce i condizionamenti di Moggi e scagiona Bertini

Paparesta smentisce i condizionamenti di Moggi e scagiona Bertini
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Mario Incandenza mercoledì 17 giugno 2009 23:39

Fonte : Ju29ro ( il vero sito bianconero )
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L'altro ieri, in un'aula di tribunale di Napoli, grazie alla deposizione dell’ex arbitro, vittima di Farsopoli, Gianluca Paparesta, per l’ennesima volta sono state fatte a pezzettini le balle del 2006, quando i maggiori media mistificarono alcune conversazioni telefoniche riguardanti la famosa Reggina – Juve 2004-05 per far credere che Moggi condizionasse gli arbitri avvalendosi di fantomatici metodi di intimidazione.

Fu davvero un caso di sfacciato capovolgimento della realtà, basti ricordare che stiamo parlando di una partita persa dalla Juve grazie a clamorose sviste arbitrali (un rigore negato e due gol annullati ai bianconeri) e che chi sbagliò quelle valutazioni, danneggiando il cammino in campionato della Juve, oltre, ovviamente, a non subire alcuna ritorsione “fisica” come i pinocchi delle gazzette dell’estate 2006 hanno avuto la spudoratezza di raccontare senza mai fare realmente ammenda una volta smascherati, non subì alcuna conseguenza per la propria carriera, dato che in quella stagione è poi stato uno degli arbitri più e meglio impiegati dell’intera CAN, dirigendo 40 partite, tra serie A, B e coppe europee.

Semmai, come ha raccontato ieri ai giudici, la sua carriera è stata stroncata dalla calunniosa campagna giornalistica di Farsopoli, altro che Moggi; infatti, una volta archiviata la sua posizione a Napoli, è stato dismesso proprio sull’onda del clamore del fasullo scandalo.D’altronde, se uno ascolta l’udienza di ieri per quel che è realmente stata (sempre sia lodata Radio Radicale) e poi si mette a leggere i resoconti delle maggiori testate, non può che avvertire la presenza di qualcosa di patologico nell’ostinazione con cui i fatti che ne scaturiscono vengono deformati. Viene da chiedersi, tanto per dirne una, se è solo per motivi di tempo che mai nessuno riporta quel che produce il controesame dei difensori, limitandosi tutti al riassunto della tesi dei pm.Che resoconto è mai questo?

Lo sanno, questi esperti di giudiziaria, che, a differenza della Figc nel 2006, il CSM, almeno per ora, non è commissariato da un tifoso dell’Inter?La deposizione di Paparesta, guidata nella sua prima parte dalle domande del pm Narducci, inizia con la rievocazione delle sue traversie seguite a Farsopoli: dopo lo scoppio dello scandalo, non è più stato riammesso ad arbitrare. Inizialmente, essendo indagato, le ragioni di opportunità ci stava pure, ma dopo l’archiviazione dell’inizio 2008, è stato dismesso comunque.

LA BUFALA DEL SEQUESTRO
Reggina-Juve del 6 novembre 2004: anche qui, Gianluca conferma quanto già raccontato dal padre. Rievoca le proteste nel post-partita di Moggi e Giraudo, veementi ma prive di insulti, e nega di esser mai stato chiuso nello spogliatoio, d’altronde c’erano altre persone con lui. Nel controesame di Trofino (avvocato di Moggi), ammette che la vistosità della reazione dei dirigenti juventini era proporzionata alla vistosità dei suoi errori, nel senso che nel mondo del calcio è una cosa che, per quanto eticamente sanzionabile, capita eccome, e spesso per motivi meno evidenti.Sul mancato referto relativo alle proteste juventine, nonostante i tentativi del pm di fargli attribuire la sua decisione alle intimidazioni Juve, nel controesame dell’avvocato Trofino, ammette che se, al posto della Juve, ci fosse stata l’Inter o il Milan, le sue valutazioni sarebbero state le stesse. Sulla sospensione che ebbe dalla CAN per quegli errori, inoltre, ritiene che si sia trattato di normale prassi e non di pressioni bianconere.

D’altronde, come fa rilevare l’avvocato di Bergamo, nel 2004-05 Paparesta arbitrò un numero ragguardevole di partite, 40 tra campionati, coppe, tornei, un numero che fa di lui un arbitro di punta, uno che viene valorizzato, non certo penalizzato. Inoltre, dopo quel Reggina – Juve, lo stop che subì fu assolutamente minimo: il 14 novembre, e cioè la settimana dopo, già arbitrava Torino-Venezia. Il 25 novembre, addirittura, una partita internazionale come Benfica – Dinamo Zagabria. Il 28 novembre Messina-Fiorentina di serie A.

IL CELLULARE DI PAPA’

Il teste ha poi ripercorso la storia dei rapporti del padre con Moggi e Fabiani, ribadendo punto per punto quanto già raccontato in prima persona da Romeo, per cui vi rimandiamo al corrispondente resoconto.Sulla telefonata post Reggina – Juve a Moggi, Paparesta conferma l’uso del cellulare del padre, che l’aveva invitato a farsi sentire con Moggi per reagire agli attacchi dei media e alle accuse di malafede da parte dei dirigenti juventini. Dal controesame degli avvocati di Fabiani e Bergamo, finalmente capiamo che Gianluca Paparesta manco sapeva che quel cellulare provenisse da Moggi, né che contenesse una sim svizzera. La provenienza del cellulare Gianluca la scoprì solo dopo lo scoppio di Farsopoli. Oltre alla telefonata in cui Moggi gli riattacca il telefono, Gianluca, su invito del padre che gli prestò l'apparecchio, usò quell’utenza anche il giorno dopo, a Bagno di Romagna, previo contatto pomeridiano con Fabiani.

Il ruolo di Fabiani in quel caso, come evidenziato nel controesame dell’avvocato dell’ex ds messinese, fu solo quello di interessarsi affinché si spegnessero le polemiche scoppiate in quei giorni. La sera, poi, Gianluca ebbe con Moggi un colloquio più pacato, anche se ciascuno restò fermo alle rispettive posizioni.Altri contatti ipotizzati dall’accusa sono stati smentiti: il 17 gennaio 2005, da Quarto d’Altino, dove l’arbitro si trovava in compagnia del padre, partì una telefonata a Fabiani, ma si trattava di un appuntamento telefonico di papà Romeo, e Gianluca ricorda che il padre aveva il telefono scarico e provò ripetutamente a chiamare dall’albergo. Per quanto concerne la telefonata tra Moggi e Bergamo del febbraio 2005, quella famosa in cui parlano della griglia del sorteggio arbitrale per l’imminente giornata di campionato, con Moggi che afferma di sapere che Gianluca tornerà il venerdì da una trasferta in Turchia per un torneo giovanile, il teste nega di aver sentito Moggi, ipotizza che l’informazione gli fosse stata data dal padre (che gliel’ha poi confermato), e per altro fa notare che tale informazione era sbagliata, perché in realtà tornò in Italia solo il sabato (come sosteneva il suo commissario Bergamo).Per il resto, oltre ai contatti post-Reggio, non ne ebbe mai altri con Moggi e Fabiani, né su quella svizzera né tramite altre utenze.

paparesta conosceva Fabiani di vista, come un dirigente qualsiasi, che incrociava solo quando arbitrava le partite della sua squadra. E Fabiani mai tentò di contattare Paparesta, nemmeno per il tramite di suo padre.

I RAPPORTI CON BERTINI

C’era poi un’altra ipotesi accusatoria sulla quale si fonda l’attribuzione di una Sim svizzera a un altro arbitro, Paolo Bertini. Ebbene, mai Paparesta ebbe contatti con Bertini su Sim svizzere.Attenzione: Paparesta ha raccontato che Bertini era, tra gli arbitri, quello a lui più vicino, amico e confidente. I due si sentivano spesso, si facevano coraggio nei momenti difficili delle rispettive carriere. Ebbene, su esplicita domanda del difensore dell’arbitro toscano, Paparesta ha detto che Bertini non gli ha mai parlato di telefonini svizzeri, né ricorda di averlo mai chiamato su utenze straniere. Questo dato non è certo da poco, perché va a smontare un assunto adottato dalla giustizia sportiva in occasione della cosiddetta "Calciopoli" 2, allorché Bertini venne sanzionato (in primo grado; in seguito fu assolto per il "ne bis in idem") proprio per queste accuse della giustizia ordinaria.

JUVE – LAZIO DI COPPA ITALIA

Prima di Reggina – Juve, si era ipotizzato che la longa manus della fantomatica cupola moggiana avesse iniziato a prendere di mira l’arbitro barese dopo la finale di coppa Italia 2004, nel maggio di quell’anno. Si era detto che Paparesta era stato sottoposto a sospensione della CAN in seguito al malcontento della Juve, che aveva perso la coppa.In realtà, dal controesame di Trofino, scopriamo che Paparesta aveva subito una sospensione a causa della violazione del precetto disciplinare che impedisce agli arbitri di rilasciare dichiarazioni ai giornalisti dopo il match. Paparesta era stato intervistato dalla Rai, e quindi i designatori l’avevano sanzionato. Inoltre, l’avvocato di Bergamo ha ricordato all’arbitro la dichiarazione, in quel post-partita, del laziale Giannichedda: “Devo ringraziare l’arbitro, è stato buono a non darmi il secondo giallo”. Quindi, ci furono anche degli errori pro-Lazio che spiegano la diffidenza di Moggi nei suoi confronti.Al di là di tutto, resta il fatto che, come ricorda l’avvocato, la sanzione non fu particolarmente pesante: Bergamo autorizzò Paparesta ad andare ad arbitrare un torneo a Ostuni pochi giorni dopo il match incriminato, e che comunque in giugno arbitrò una partita di B e il 27 luglio venne pure mandato a dirigere un match di intertoto.

I RAPPORTI CON I DESIGNATORIA

Paparesta sono state fatte alcune domande sui rapporti fra gli arbitri e i designatori nel periodo incriminato. L’arbitro barese si descrive come una persona introversa, che non rientrava nel novero degli arbitri con un rapporto di particolare confidenzialità con i designatori. Richiesto di fare dei nomi, descrive Trefoloni come il più vicino a Bergamo e Pairetto, e in secondo luogo De Santis e altri.Curioso poi che il pm abbia chiesto a Paparesta di rievocare come i designatori valutarono, insieme agli arbitri, due partite molto contestate di quell’anno, e cioè, Lazio-Brescia e Lazio-Fiorentina, dirette rispettivamente da Tombolini e Rosetti. Gianluca si ricorda che a Coverciano ci si soffermò molto su un mancato rigore alla Lazio nella prima, e su un mancato rigore alla Fiorentina nella seconda. Curioso, si diceva, più che altro per il fatto che la stessa domanda non gli è stata posta per Reggina-Juve. Evidentemente, i designatori non sottoposero Paparesta a grandi pressioni, per quegli errori ai danni della Juve.Richiesto dall’avvocato di Pairetto, Paparesta poi nega di aver mai ricevuto da Pairetto richieste di privilegiare qualche squadra in particolare.E infine, quando l’avvocato di Bergamo gli chiede un parere sul sistema arbitrale ora in vigore per paragonarlo a quello sotto processo, l'ex fischietto barese non rileva particolari differenze.A proposito, a questo resoconto manca un dettaglio fondamentale: Gianluca Paparesta è stato chiamato a deporre in quanto testimone dell'accusa, risultando, come si è visto, molto più utile alla difesa.E ciò fa tanta più impressione, se consideriamo che sempre l'altro ieri il grande accusatore di Moggi, Franco Baldini, non si è nemmeno presentato.

11 giugno 2009

TESTA DI CAZZO

Un pugno nello stomaco.

Fonte : ju29ro ( il vero sito Bianconero )

Cosi si può definire l’intervista rilasciata da Jean Claude Blanc domenica scorsa al giornale più unto e della storia dell’editoria e non solo per le macchie di grasso lasciate da brioches e cappuccini: La Gazzetta dello Sport.

Un pugno nello stomaco per i concetti espressi, per lo zerbinismo del menestrello chiamato a raccoglierla, per il momento in cui è stata propinata, qualche mese dopo due interviste rilasciate nel 2008 che appaiono stucchevolmente simili per contenuti, temi e soprattutto toni trionfalistici. Ne avevamo già parlato qui.

Di solito, quando si convoca il principale giornale sportivo e si rilascia una intervista così istituzionalmente preparata e concordata c’è sempre un motivo ben preciso.

Nel caso di Blanc il motivo è duplice. Da un lato impressionare i tifosi, soprattutto quelli più influenzabili e sensibili alle chiacchiere. Dall’altro rimarcare i confini, interni ed esterni del potere. Nei confronti della proprietà, degli altri consiglieri, e dei suoi dipendenti.

La proprietà, perchè raccomandandogli l’incontro con Marotta (A.D. della Sampdoria) gli aveva chiaramente comunicato che i tempi sono maturi per sfilargli uno dei due incarichi che il “divoratore di baguettes” di Chambery gelosamente ricopre (e lautamente remunerato, per questo). Gli altri consiglieri, perché tra loro c’è qualcuno che si è messo in testa l’idea meravigliosa di fare il Direttore Generale. Ed infine i dipendenti, perché magari qualcuno potrebbe aver detto, di nascosto, alla macchinetta del caffè, che con Giraudo era un'altra musica. Giusto dunque ribadire che lui è sul pezzo sempre, come il suo predecessore.

Se noi fossimo marziani e fossimo atterrati sulla terra oggi, in cerca di informazioni calcistiche, avremmo certamente dedotto, leggendo l’intervista, che questa appena trascorsa è stata una stagione trionfale per la Juventus, che si incastona in un triennio trionfale. Insomma un successone.

Ma noi non siamo marziani. Per cui il pugno nello stomaco l’abbiamo preso, e bello forte.

Ecco quindi che siamo costretti a leggere che Blanc definisce quella appena conclusa una stagione positiva. Non abbiamo vinto nulla, abbiamo esonerato un allenatore, abbiamo avuto 70 infortuni, molte squadre hanno vinto a Torino dopo 50 anni, e ha pure il coraggio di dire che contano i risultati! Quali risultati non è dato capire, atteso che alla Juventus un'annata senza vincere nulla è fallimentare per definizione. Tra l’altro se in Campionato siamo arrivati secondi lo dobbiamo soprattutto alle scelleratezze di Roma e Milan, più che ai meriti nostri.

Poi Blanc parla a ruota libera. Di conti in pareggio, di progetto stadio, di giovani, di futuro del calcio, di Raiola e dei procuratori, di vittorie da ottenere senza perdite economiche. Dimentica Blanc che i conti in pareggio la Juventus li ha dal 1994. Che il progetto stadio lo aveva già sviluppato Giraudo, peraltro su una base economica pari a circa il doppio di quanto stipulato dal nuovo AD con la Sportfive. I giovani, di cui Blanc oggi si riempie la bocca, sono frutto del lavoro dei suoi predecessori. E in questi tre anni ne abbiamo anche bruciati moltissimi. Quello che per Blanc oggi è il futuro, per la Juventus pre-2006 era il presente. Oggi abbiamo costi uguali alla Juve di Capello con una rosa qualitativamente più scarsa, frutto di errori e sprechi (Tiago, Andrade, Almiron, Boumsong, Poulsen, Criscito, Knezevic… ). Blanc si vanta di poter dire NO a Raiola. Moggi invece lo rivoltava come un calzino. Con Blanc Raiola è un procuratore. Con Moggi era un ex-pizzaiolo con imbarazzi grammaticali. Vincere in modo equilibrato? Era quello che già veniva fatto prima del 2006. E Blanc se lo dovrebbe ricordare, visto che era nel CDA da alcuni anni come consigliere, prima di diventare Amministratore delegato.

Poi ad un certo punto Blanc si giustifica, non parla della B per fortuna (deve essere giunto al bersaglio il nostro appello a non nominarla più), ma parla di inconfrontabilità degli ultimi tre anni rispetto a tutti gli altri della storia della Juventus. Su questo aspetto siamo d’accordo finalmente con lui. Ci mancherebbe altro. Quattro allenatori in tre anni dopo che Lippi e Capello stessi rifiutarono di condividere il “progetto” non mi sembrano un biglietto da visita rassicurante; d’altronde non possiamo sapere se e quanto Ferrara durerà.

Noi tutti speriamo che possa aprire un ciclo positivo, ma non condividiamo l’ottimismo di Blanc che appare soprattutto di facciata. Altrimenti non si spiegherebbe il fatto che abbia cercato di ingaggiare fino all’ultimo momento Mister Spalletti. E siamo certi che Ferrara ha ben chiaro che alla fine è stato un ripiego. Ciro costa poco, ed è l’unico che ha accettato di assumersi la responsabilità, anche perché era già a Torino. E poi è simpatico, ride spesso, e soprattutto si accontenta. Stile Juvinese. Non male come curriculum. Speriamo stia simpatico anche a Del Piero. Soprattutto quando lo lascerà ogni tanto in panca.

A tale proposito appaiono patetiche le rassicurazioni date da Blanc sul fatto che la società ha sempre sostenuto Ranieri. Soprattutto sarebbe interessante se Ranieri stesso, un giorno, commentasse la sua avventura alla Juventus senza la museruola della “simpatia a tutti i costi”. Così come degna di menzione appare l’arrampicata sugli specchi causata dalla domanda sui 70 infortuni. Blanc ha il coraggio di dichiarare:"….. cerco di migliorare la coordinazione tra il nuovo medico e il nuovo preparatore. Devono lavorare insieme e condividere i dettagli. Non c'è altra scelta se vogliamo prevenire certi infortuni….." Implicitamente conferma che fino ad oggi lo staff medico e i preparatori erano cani e gatti. E ci conferma che ci ha messo 24 mesi, 2 anni, per rendersene conto. Ottima reattività, complimenti.

Ultime battute. Dal patetico si passa al grottesco. Blanc da intervistatore diventa intervistato. “Quante squadre con i bilanci a posto hanno vinto gli ultimi campionati?". Il suo interlocutore rimane muto. Ci pensiamo noi a rinfrescargli la memoria. Negli ultimi 15 anni solo UNA squadra ha vinto con i bilanci a posto. Ha vinto sette scudetti e molte altre cosette. Si CHIAMAVA Juventus.

L’apoteosi dell’intervista si verifica sul finale, quando si parla di Marotta. Blanc risponde piccato, tradendo il nervosismo: “Perchè l'argomento sottintende che saremmo degli incapaci, e non è così. In realtà non mi dà fastidio: Marotta è un'ottima persona, uno dei migliori dirigenti italiani e sta facendo bene alla Samp. Ma abbiamo un organigramma che in 3 anni molto difficili ha ottenuto grandi risultati. Ciò non toglie che cercare di migliorarlo è un dovere di chi lo guida, ed è quello che sto facendo: per esempio, abbiamo assunto un ingegnere, Riccardo Abrate, per affidargli il settore immobiliare della Juve."

Traduzione per i non addetti ai lavori: “E’ vero che ho due cariche e che guadagno un sacco di soldi, ma per il momento non ho nessuna intenzione di mollarne una. Per cui Marotta vada a fare in culo, sono tre anni che faccio finta di farmi il mazzo, grazie soprattutto al lavoro di quei delinquenti di prima e adesso questo viene a rompere? Al massimo prendiamo un capocantiere per lo stadio perché io devo andare in ferie e non posso seguire tutto.”

Alla prossima intervista Dott. Blanc. Gazzetta o Corriere? Scommettiamo?