29 gennaio 2010

WHE ! Ma ti rendi conto ?



IN BOCCA AL LUPO .

L'ammazzo io ?

-------------------------------------------------

5 MAGGIO

LAZIO -INTER 4 - 2




allenatore : ZACCHERONI .

FARSOPOLI - MOGGI DENUNCIA BALDINI

La denuncia di Luciano Moggi e l'intercettazione in cui Franco Baldini chiede una raccomandazione per Renzo Castagnini a Innocenzo Mazzini, anticipandogli il ribaltone di Calciopoli.


BALDINI AGIVA PER ELIMINARCI DAL MONDO DEL CALCIO.

PRESENTAZIONE DI MOGGI DELL'INTERCETTAZIONE



ECCO L'INTERCETTAZIONE TRA BALDINI EMAZZINI


25 gennaio 2010

CIAO FRATELLONE

Prima o poi lo capiranno ?
L'avvocato ?



Moggi e giraudo alle chitarre , bettega alla sting (senza trascurare phil ,che sicuramente non interpreta secco - perla serie : Torna a casa Alessio ) .

Un saluto bianconero vero.
----------------------------------------------------------------------------------

Infine, x tutti gli amici bianconeri , riporto l'ennesima perla ( più nera che bianco )

-----------------------------------------------------------------------------------------

Hanno gli occhi solo per piangere
Rinasco Bianconero Martedì 26 Gennaio 2010 00:11


Più che il risultato del Derby, oggi, su tutte le testate nazionali campeggiano le polemiche, montate ad arte, e pompate anche meglio, dalla banda di tutti gli onesti, dal primo all'ultimo.

Dalla visibile "goliardata" dell'ex-giocatore di pallone Marco Materazzi che, tra abbracci e risate, ha sfoggiato la riproduzione in gomma del viso del cavaliere mascarato, fino ad arrivare alle parole dell'A.D. nerazzurro Paolillo: ''C'è qualcosa che non va: si vuole riaprire il campionato non riconoscendo la superiorità di una squadra, e lo si vuole fare in una maniera non troppo leale''. Avete capito bene, nonostante sia sempre difficile capire quanto dice Paolillo, questa volta ha seguito l'inerzia delle dichiarazioni precedenti dell'allenatore Mourinho e del Presidente Moratti. Il portoghese ha candidamente detto: "Oggi avremmo vinto anche in sette, ma hanno fatto di tutto per non far vincere questa partita all'Inter", e Moratti con la medaglia dell'onestà sempre ben in vista ha ribadito: "Senza dubbio ho visto brutti segnali. Se si tratta di segnali, sono molto antipatici e ce li hanno fatti capire con molta semplicità".

Insomma, perdono e piangono, vincono e piangono, e per loro c'è sempre un complotto sullo sfondo, casualmente sempre a scapito dell'Inter, si guardano però tutti bene dal dire chi starebbe ordendo questo complotto, chi sarebbero i responsabili delle trame anti-corazzata, quali sarebbero i mandanti e gli esecutori, nomi e cognomi di tanta malvagità antisportiva e sleale.

Per una volta, forse la prima, il dito non viene apertamente puntato contro la Juventus, e ci mancherebbe; siamo così impegnati a tentare di retrocedere sul campo che la dirigenza della Juventus non preoccuperebbe neppure se dicesse o facesse qualcosa di juventino, ma non viene nemmeno apertamente puntato su altri, e capiamo anche il perché. Si ritorna dunque a parlare, a tre anni dall'abbattimento di quella cupola formata da Moggi, da Lucianone, dal Direttore e da Lucky Luciano, di complotti che tenderebbero a smontare scudetti e tavolini raccattati dalla seconda squadra di Milano. E chi ci sarebbe di cosi potente che può indurre un arbitro a lanciare segnali tramite cartellini rossi e gialli? Chi vogliamo dossierare in questo giro Sig. Moratti? A chi rivolgersi stavolta, visto che la macchina spropositata messa in piedi in assoluta autonomia da Tavaroli, Cipriani e Mancini non esiste più?

Questi prima non sapevano perdere e ora non sanno nemmeno vincere. Invece di godersi la la disfatta del Milan in 11 contro 9, sbraitano per una decisione arbitrale, evidentemente va tutto bene solo se gli episodi favoriscono l'Inter, come è successo in maniera sistematica negli ultimi tre anni. Di certo stranisce il silenzio ad oltranza di tutti coloro che dovrebbero essere chiamati in causa da queste dichiarazioni, se non altro il Milan, diretto avversario nel Derby milanese: null'altro che silenzio, sia dal management rossonero ma soprattutto dai media, che lasciano parlare di complotti, trame e segnali antipatici, senza chiedere in maniera chiara e decisa spiegazioni al Sig. Moratti e alla sua corte. La blanda risposta, a proposito di milanisti, è affidata al Vicepresidente della FIGC Demetrio Albertini: "Mi è dispiaciuto sentir parlare di complotto. Ma quel che più mi è dispiaciuto è sentir dire a Mourinho “Io sono straniero, me ne andrò e il problema rimarrà a voi”. Beh, complimenti per la ferma presa di posizione, di precario equilibrio, fin quando qualcuno suggerirà cosa dire seriamente.

Berlusconi, nel frattempo, avrà sorriso, esclama sempre l'ex calciatore Marco Materazzi, affermando che è una persona autoironica. Praticamente un modo gentile di prendere per il culo l'ex Presidente del Milan e attuale Presidente del Consiglio, imitando la gag nel famoso film "Tre uomini e una gamba". Io, fossi in Materazzi, non starei così tranquillo, Berlusconi, da quando gli hanno rotto un dente con la statuetta del Duomo, non ha così tanta voglia di ridere nemmeno guardando Aldo, Giovanni e Giacomo, figuriamoci un giocatore interista che gli fa il verso!


la Fonte : JU29RO

09 gennaio 2010

JU29RO

Dielatticamente è paragonabile al goal di del piero in JUVE Siena .

Grande goal.

08 gennaio 2010

IL LATTE TUO ( se ne andato )

Caro tiago , mi faccio un bicchiere di latte (ore 03:30 ) x brindare.
A parte il fatto che non voglio ASTEMIARE .

07 gennaio 2010

Osservazioni VERE

I falli di Controcampo .
Fonte: ju29ro

Lo ammetto, ho peccato!
Dopo anni di astinenza ho rivisto Controcampo.
C'è sempre Mughini, che ci regala sempre delle perle (mitica la frase: "91 punti teste di cazzo").

C'è sempre la valletta scosciata, attualmente tal Satta Melissa, fidanzata di Bobo Vieri, di cui oltre non si conosce.

Ci sono sempre degli ex calciatori che fanno le figurine viventi, ed ogni tanto pronunciano delle amenità degne dell'avventore medio di un qualsiasi bar dello sport italico.

C'è anche un tale assiso in mezzo al pubblico, leggermente sovrappeso, che propone delle immagini riprese sugli spalti dei vari campi di calcio, immagini che vorrebbero essere simpatiche, ma quasi sempre falliscono nell'intento.


Ma il mio interesse era solo capire come, e soprattutto quando, avrebbero parlato degli episodi da moviola della partita Chievo-Inter.

Orbene, ho dovuto attendere fino alle 00.58 per vedere il fallo di mano di Quaresma. Un orario da hot-line, evidentemente in Mediaset pensano di controbattere con i falli di gioco ad altri "falli" che popolano le innumerevoli tv locali in quelle ore.

Ma, come ha avuto modo di dire Mughini, si fosse trattato di altra squadra italiana (quella che usualmente gioca con maglia bianco-nera) gli orari sarebbero stati diversi, ed anche l'enfasi ne avrebbe risentito.


Il povero conduttore ha cercato di giustificarsi affermando che in un'altra occasione, sempre per Chievo-Inter, avevano dato maggior risalto agli errori arbitrali, l'arbitro era De Santis e l'errore aveva danneggiato l'Inter.

Il povero Brandi (tale è il nome del conduttore) non si è nemmeno accorto di aver avvalorato le affermazioni di Mughini. Sembra evidente quale sia la linea editoriale di Controcampo: un errore pro-Juve va in cima alla scaletta, uno pro-Inter in orario da telefono erotico. E poi c'è chi si domanda cosa sia e come si forma il "sentimento popolare".

Pinobici

05 gennaio 2010

THE WALL - ABBAGLIATEVI ancora per poco .




I lupi e gli agnelli: i Buddenbrock di Moncalvo
I lupi e gli agnelli: i Buddenbrock di Moncalvo

Drago di Cheb Mercoledì 06 Gennaio 2010 00:08

Fonte Ju29ro .

Il primo a intuire che qualcosa stesse cambiando era stato lo stesso Avvocato. Ai tempi della scalata della Telecom da parte di Colaninno e dei suoi capitani coraggiosi disse che il governo aveva preferito questi ultimi al “piccolo mondo antico”.


Inutile dire che il Principe di questo piccolo mondo era proprio lui.
Come sempre nella storia, le classi dirigenti si alternano alla guida delle nazioni, anche in quella che appare una nazione immobile come l'Italia. La scalata alla Telecom dei capitani coraggiosi (con molto pelo nello stomaco) ne è stata una dimostrazione importante nella storia imprenditoriale italiana, perché ha certificato l'inizio del crepuscolo del “piccolo mondo antico” delle famiglie imprenditoriali storiche. Passaggio, dicevamo, che non è passato inosservato a quella mente raffinatissima dell'Avvocato.


Sotto questa ottica la storia imprenditoriale italiana degli ultimi quindici anni è ancora tutta da scrivere. Provate per esempio a leggere da questa angolazione i clamorosi avvenimenti del tentativo di scalata di Ricucci al gruppo RCS e molte cose vi appariranno più chiare.

In questa storia, tutta da scrivere, pone la prima pietra il coraggioso Gigi Moncalvo, che ci racconta la storia vera, al di là delle reticenze dei giornali spesso di proprietà della élite crepuscolare del piccolo mondo antico, della famiglia Agnelli dalla scomparsa dei due patriarchi, Gianni e Umberto.


Lotte intestine per il controllo dell'impero, personaggi che non si capisce se giochino per i padroni o per se stessi, un vortice di società nei paradisi fiscali dove scompaiono e riappaiono ingenti risorse, una donna che vuole giustizia prima che beni materiali.
E anche un grande scoop: John Elkann fu scelto come erede designato da prima della malattia e della morte di Giovannino Agnelli, figlio di Umberto, in contraddizione con ciò che era stato pubblicamente annunciato.


Da buon juventino, Moncalvo non dimentica di inserire nel suo mosaico un tassello bianconero.
Ci racconta infatti le ripercussioni di questa guerra sulla provincia dell'impero che più ci sta a cuore: la Juventus.


Secondo l'autore, ma anche secondo noi, la mancata difesa della Juventus in quella cinica operazione di character assassination fu dovuta alla necessità del ramo Elkanniano della famiglia di prevenire l'ascesa di Andrea Agnelli, figlio di Umberto e protetto della triade Giraudo, Moggi, Bettega.


Un'operazione cinica senza dubbio, ma necessaria, se si pensa alla enorme popolarità che si ottiene con il calcio. Il ramo elkanniano inoltre probabilmente conosce i limiti dell'erede designato che, senza offesa, è un personaggio privo di quello charme e di quel fascino di cui era dotato il nonno. L'ascesa di Andrea, l'ultimo che possa vantare il cognome Agnelli, poteva fare troppa ombra.


Non ci si accusi di troppa ingenuità (né noi né Moncalvo!), è vero che, molto probabilmente, la questione popolarità (di Andrea) è una delle tante sfaccettature che ha spinto il ramo elkanniano ad adottare i noti comportamenti durante Calciopoli. Ma non è un aspetto da sottovalutare.
Nella società dell'informazione, infatti, la popolarità ha un peso enorme. Se l'Avvocato fosse stato un personaggio sciatto e impopolare, i politici sarebbero stati forse egualmente disposti a concedere rottamazioni e altri aiuti alle sue aziende?
Per noi, chi in Fiat ha la popolarità, alla lunga, ottiene il potere. E questo il ramo elkanniano lo sa benissimo, ecco perché Andrea fu bloccato. Pazienza se la Juve fu condannata ad una ingiusta retrocessione senza difesa.

"I lupi e gli Agnelli" di Moncalvo, come potete vedere, non è solo la cronistoria di una diatriba familiare, ma va visto come la cronaca della decadenza di una famiglia. Anzi, della famiglia simbolo del capitalismo familiare.


E metaforicamente narra il crepuscolo di tutto il piccolo mondo antico dell'aristocrazia imprenditoriale nazionale.


Un saggio dunque da leggere, da conservare e da rileggere tra qualche anno. Capirete che l'autore non è stato solo un uomo coraggioso (che ha pagato un prezzo alla sua ostinazione nel volerci narrare questa storia “proibita”), ma anche uno dei pochi giornalisti di razza del panorama italiano.



"I lupi e gli Agnelli", di Gigi Moncalvo, editore Vallecchi

01 gennaio 2010

E la BOBBINA, CONTINUA A GIRARE....

La rabbia e l'orgoglio

Moggi cita di nuovo Juvenews in un duro attacco a Proprietà e Bettega

Editoriale di “big Luciano” ieri su Libero dopo la recente patetica intervista di Blanc a Le Monde.
Fonte: juvenews



Cara Juventus ora metto tutto nero su Blanc.



Prima era solo un sospetto (non per me), adesso è codificato. La verità viene dalla Francia, ed è forse per questo che monsieur Jean-Claude Blanc ha parlato in libertà, sciolto da vincoli che lo frenano quando è a Torino in corso Galileo Ferraris. L’intervista a Le Monde, sospesa tra giudizi poco benevoli sui giornalisti italiani e dosi agiografiche usate senza parsimonia dall’articolista sull’illustre interlocutore, dipana finalmente le verità di Calciopoli. Due anni prima che quegli avvenimenti scoppiassero, c’era stato chi li aveva indirizzati. «Era arrivato il momento di cambiare. Doveva esserci una frattura con il passato», le parole riferite ora da Blanc, apprese direttamente, come dice, da John Elkann, parole che andavano oltre il loro significato perché premessa di tutto quello che sarebbe successo per far fuori la triade. Due anni, non due mesi prima, il tempo sufficiente per costruire una manovra subdola che macchiò la storia e la gloria della Juve, perché la triade doveva essere fatta fuori con ignominia, calandole addosso la vergogna della B, potendo solo quell’onta distruggerne il lavoro e la reputazione (non è accaduto).

CHIAREZZA - Per arrivare all’obiettivo, la Juve decise di non difendersi ma di offrirsi disarmata alle decisioni di tribunali sportivi che anziché valutare i fatti si fecero sospingere dal sentimento popolare. Blatter ringraziò Montezemolo di aver fatto ritirare il ricorso al Tar, mentre tutti ricorderanno le parole di John Elkann, a 29esimo scudetto acquisito: «Siamo con lasquadra e l’allenatore». Complimenti! La verità svelata è stata colta con prontezza da Oliviero Beha che a queste vicende sul Tg3 ha sempre dedicato la sua puntuale attenzione, ed è stata vista nella sua interezza dai siti del tifo juventino. I media hanno titolato su altro, e siccome non posso pensare che ci sia in giro tanta ingenuità, il sospetto è che, davanti a ciò che non può essere taciuto, c’è chi prova a ingarbugliare carte e fatti. Blanc è stato bacchettato per aver detto che la B era stata «una straordinaria avventura» (bella forza, con quella squadra): una delle cose sbagliate, inutilmente corretta, dette dall’uno e trino presidente della Juve. Ma non è quella la notizia, e lo sottolineo per dare un contributo alla verità e per fare chiarezza su quell’orribile 2006, che ora sappiamo non venuto fuori a caso ma preparato e indirizzato nei suoi aspetti più gravi e più resistenti: la macchia della B resta purtroppo nella storia del club, laddove invece, altri, difendendosi, hanno evitato simile vergogna, e un club, grande rivale della Juve, trovò addirittura il modo di rimanere in Champions.

REAZIONI - Quanto e come potrà essere espiata la colpa da parte di coloro che non vollero difendere il club e in più suggerirono la B per fatti giudicati poi “lievi” dallo stesso management? Così il deposto Cobolli Gigli, ma ha lo stesso significato la rivendicazione di Blanc sui due scudetti scippati. È come la storia del coccodrillo che prima mangia i figli e poi piange. Estraggo qualche e-mail da JuveNews.net. Il tifoso Piero parla dell’incontro Elkann-Blanc a Marrakech il 31 dicembre 2004 e quello di tre mesi dopo a Parigi, commentando che «quindi da lungo tempo si lavorava/cospirava alle spalle della triade». Per Cry87 «se confessa che l’omicidio era super premeditato vuol dire che è convintissimo che mai nessuno lo sposterà da lì». Per Bilbao 77 «l’unica rottura col passato è che con la Triade si dettava legge in Italia e in Europa mentre adesso si fa ridere tutta l’Europa».

CARO ROBERTO - Voglio bene a Bettega, con il quale ho diviso anni di lavoro, comprendo anche che nel ruolo di dirigente di ritorno si senta in dovere di pesare le parole nei confronti di chi lo ha richiamato e, in qualche maniera, cerchi di non dare occasioni di disturbo a coloro con cui deve ora operare. Ma la coerenza è un’altra cosa, e un’altra cosa sono i valori nei quali si è creduto e le offese, queste sì, troppo recenti per essere dimenticate. Nel processo per falso in bilancio (come per tante altre società, archiviato) ma non solo (tanto per chiarire a Franco Ordine del “Giornale” che si ostina a confondere le idee a chi le idee le ha già chiare) Bettega, come me e Giraudo, fur bollato dalla Juve con una querela contro ignoti per infedeltà patrimoniale, non proprio cosa da niente.

La Juve, pensando che il tribunale emettesse un verdetto di colpevolezza, aveva deciso di patteggiare, mettendo sul piatto la “bazzecola” di 70mila euro. Il tribunale decise per l’assoluzione perché il «fatto non sussiste» rigettando tra l’altro il patteggiamento della società. Vero è che la Juve sbagliò ancora una volta strategia, ma resta quell’etichetta “infedele”, che Bettega troppo in fretta ha dimenticato.

TITOLI - D’altra parte già nelle sue prime parole, dopo l’investitura, Roberto parlò di «Blanc e colleghi con i quali aveva condiviso esperienze importanti (anche la sua defenestrazione del 2007?), «persone che in questi anni sono cresciute» (non sembra, a giudicare da come va la Juve), esprimendo infine «la fiducia nel lavoro fatto dalla società». C’è di più. Quando nella conferenza stampa ha parlato di Calciopoli, Bettega ha detto di non voler rinnegare nulla (i titoli dei giornali sono stati questi), ma aggiungendo poi testualmente «io credo che quei ragazzi gli scudetti li abbiano vinti sul campo».

Una sottigliezza, perché sembra voler esprimere un concetto tutto diverso, che cioè lui non ne è affatto sicuro. Lui dov’era in quel tempo? Non condivideva tutto con il sottoscritto e Giraudo? Oppure stava con noi solo per condividere le vittorie? Più correttamente avrebbe dovuto dire «quegli scudetti sono stati vinti sul campo», senza quel «Io credo che». D’altra parte a chi gli ha ricordato «la svolta etica all’interno della Juve» di cui parlò John Elkann prima ancora dei processi sportivi, Bettega ha detto di «condividere quelle parole».

SMEMORATO - Gli auguro un proficuo lavoro, ma è evidente che su una poltrona, anche di ritorno, si cambi opinione troppo facilmente. Anche a un tifoso che si firma jurgen 84 su Juvenews.net non è piaciuta «la sfrontatezza di accettare l’incarico offertogli da chi ha distrutto la nostra storia, la nostra credibilità e il nostro futuro, alla faccia della coerenza. In questo mondo non ci sono più valori, conta solo il danaro».

Non dimenticherò mai il giorno in cui incontrai Bettega, allora consulente della Juve, in un albergo di Milano: fuggì, quasi non rivolgendomi la parola, per paura che ciò venisse a conoscenza dei suoi attuali datori di lavoro, lui che «nel nostro passato juventino» ha fatto e condiviso il lavoro con il sottoscritto e con Giraudo, nulla escluso! Successivamente, l’ho ritrovato in tribunale a difendersi dalla querela fatta dalla Juve: lì era più loquace! E infine, caro Roberto, la telefonata ad Allegra e Andrea Agnelli per chiedere lumi su quello che dovevi fare (...si fa per dire), sapendo benissimo cosa ti avrebbero risposto, è una mossa ingenua: al momento della firma hai tradito la memoria sia del dottor Umberto Agnelli sia dell’Avvocato, perché, con loro in vita, niente sarebbe successo.



Auguri comunque di buon anno
e buon lavoro.

Ho Letto L'articolo dell' ORACOLO DEI MIEI COGLIONI

COSA DIRE ... (DIRGLI )

primo: Moccassor' _t
secondo: xkè non ti ascolti il brano di jannacci dal titotlo ''orecchio '' ?

Che elemento .

E' finita la bobbina, meno male che c'è ER WEB.


Merd !
( alla Michel )

ps. ho approfittato del palumbo ( si chiama cosi' , il vomito classico di fine anno ) x leggere il pezzo ( di merd , cioè il pezzo di cui sopra e sotto ) .

Ci vediamo a pasqua con il panettone, anzi CON il PALUMBO .