18 giugno 2007

Luomo che vince sempre


Tempo fa, il settimanale Sportweek dedicò una copertina all’allenatore dell’Inter Roberto Mancini, usando come titolo “L’uomo che vince sempre”.A distanza di mesi, non ho ancora capito se era un titolo ironico, uno sfottò o se l’autore del pezzo pensasse veramente ciò che aveva scritto.Una cosa è certa, quel titolo ad oggi è degno, ancora una volta di più, di un solo uomo al mondo. E non certo Roberto Mancini.L’unico uomo che merita l’attestato di “vincente sempre” è Fabio Capello.
9 campionati vinti.
Terzo campionato vinto consecutivamente.
Dopo 76 giornate di fila in testa nel campionato italiano alla guida della Juventus, abbandonata la squadra bianconera a causa dello scoppio di Calciopoli, è riuscito nella grande impresa di riportare al primo colpo, lo scudetto a Madrid battendo la concorrenza del Barcellona di Eto’o, Messi e Ronaldinho vincendo la Liga 2007. E scusate se è poco.
Dalle sue parole in conferenza stampa - «Per me, con questo gli scudetti sono nove. Come Nedved, sento miei anche i due della Juventus. Li avevamo vinti sul campo. Meritatamente. Se poi un giorno hanno messo lì un certo signor Rossi e costui ha deciso in un’altra maniera, cavoli suoi. Ripeto: ho vinto nove campionati, quattro al Milan, uno alla Roma, due alla Juve, due al Real. Capito?» - è emerso tutto l’orgoglio di un personaggio che non sarà mai simpatico ma che verrà ricordato per sempre come uno dei più grandi allenatori di sempre.

Un allenatore capace di vincere anche a Roma, dove si vince uno scudetto ogni 20-30 anni se va bene.Un allenatore che sarebbe stato capace di far vincere perfino l’Inter, e senza il bisogno di retrocedere o dare handicap agli avversari per ottenere questo.Nonostante questo Capello non è certo che verrà confermato alla guida del Real. E se fossi Roberto Mancini comincerei a preoccuparmi.Chissà che Moratti non decida di affidarsi all’originale “Uomo che vince sempre” per provare a vincere uno scudetto senza handicap per gli avversari e con la Juventus presente, cosa che ad Appiano Gentile non avviene ormai da quasi vent’anni.

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