28 novembre 2006

DA TUTTO SPORT

L’INTERVENTO
UNA DOMANDA A COBOLLI
da CHRISTIAN ROCCA ***

Mi piacerebbe che Tuttosport ponesse una domanda semplice semplice al presidente Cobolli, assicurandosi che al momen­to della risposta sia presente anche il dottor Gigli. La domanda è questa: “Signor presidente, quanti scudetti ha vinto la Juventus?”. Le risposte possibili sono soltanto due: 29 o 27.

Non c’è modo di sviare. E finché non ci sarà una risposta a questa domanda, qual­siasi proclama della nuova dirigenza juventina per me avrà valo­re pari al numero di scudetti vinti da Massimo Moratti.Sì, è vero, c’è una terza via tra il 29 e il 27, quella di chi dice che è stato ingiusto averci tolto il ventinovesimo, perché non è stato sfio­rato da alcuna indagine, mentre è legittimo aver subito lo scippo del ventottesimo, quello delle intercettazioni telefoniche.

Da ciò che leggo sembra che il nuovo corso juventino potrebbe risponde­re “28” alla mia domanda, come ha lasciato intendere il grande Lapo domenica su Tuttosport. Peccato che non abbia alcun sen­so. E, peraltro, non mi pare che la Juventus di Cobolli stia facen­do alcunché, né legalmente né mediaticamente, per riprendersi il maltolto.Intanto chiunque abbia seguito quel campionato 2004 – con le ec­cezioni di Mancini, Liguori e Verdelli – sa perfettamente che lo scu­detto delle intercettazioni è stato vinto regolarmente a San Siro grazie a una rovesciata di Alex e a un colpo di testa di Trezeguet e malgrado avessero fatto fuori, a tavolino, il formidabile Ibrahi­movic.

In modo tecnico-tattico – perché lo capissero anche Man­cini, Liguori e Verdelli – l’ha spiegato definitivamente il campio­ne del mondo Mauro German Camoranesi: “Gli avversari quan­do giocavano con noi se la facevano sotto”.Ma l’insensatezza è un’altra. Provo a spiegarmi. Se si considera giusta, corretta e condivisibile la decisione di punire la Juventus per gli intrallazzi del 2004-2005 – malgrado le sentenze abbiano dimostrato che non c’è stato alcun tentativo di truccare nemmeno mezza partita – si riconosce esplicitamente che Moggi e Giraudo guidavano per conto della Juve la cupola calcistica del campionato italiano da dodici anni, come si urla da sempre in curva sud e da qualche tempo su quel giornale rosa che si trova sui banconi dei gelati all’interno dei bar dello sport.

Se si crede davvero che Mog­gi e Giraudo fossero capaci di pilotare gli arbitri e di fare la ma­cumba ai calciatori fino a impedire, tramite la Gea, al più scarso difensore centrale degli anni Novanta, cioè a Salvatore Fresi, di non essere diventato Franz Beckenbauer, allora è giustissimo aver tolto anche il ventinovesimo scudetto.

Anzi, per completare l’ope­razione simpatia, si dovrebbero restituire anche i cinque titoli pre­cedenti e distribuirli un po’ a chi falsificava passaporti e ricettava patenti per schierare calciatori che non avrebbero potuto giocare e il resto a chi si faceva cambiare i regolamenti sugli extracomu­nitari la settimana precedente la partita decisiva contro la Juve e poi non pagava le tasse al fine di comprarsi il bomber.

Dunque: 29 o 27? Se la risposta è 29, Cobolli Gigli dovrebbe oc­cuparsi solo di questo, recuperare ciò che ci spetta e ricordare ogni cinque minuti che la nuova Juve risanata e pulita è a un passo non solo dalla Serie A, ma anche dalla terza stella. Solo così Cobolli può conquistare i tifosi juventini (non me, ché non gli perdonerò mai di aver venduto Ibrahimovic e Vieira agli indossatori di scudetti al­trui). Se, invece, la risposta è 27, per quanto mi riguarda la nuova Juve non potrà mai essere credibile, neanche facendosi scudo del­le meraviglie degli splendidi campioncini di Deschamps. I quali, come è noto, li dobbiamo a Moggi e Giraudo.

*Opinionista de “Il Foglio”

Nessun commento: