03 febbraio 2010

NEWS SUL FRONTE SPIONI

Vittoria! Telecom e Pirelli patteggiano
Drago di Cheb Martedì 02 Febbraio 2010 09:38
fonte: ju29ro

Notizie straordinarie dal processo per le intercettazioni abusive di Milano: la Telecom e la Pirelli patteggiano.
Spieghiamoci bene, patteggiano per quanto riguarda il processo sulla corruzione per le tangenti pagate a Carabinieri, Poliziotti e Finanzieri che, secondo la ricostruzione della Procura, passavano informazioni accedendo abusivamente alle banche dati del Ministero degli Interni, delle Finanze e della Giustizia.
Le due società, a titolo di risarcimento, riconoscono, a quanto risulta, ai Ministeri parti lese 100.000 euro di profitto del reato, 400.000 di sanzione pecuniaria, 750.000 a titolo di risarcimento del danno.

E qui la prima novità fondamentale: proporre di pagare 100.000 euro a titolo di profitto del reato è una scelta che può avere molteplici interpretazioni. Oltre al significativo operato dei suoi dipendenti, ciò potrebbe indurre a compiere serie riflessioni in ordine all'effettivo ruolo delle stesse aziende in questa vicenda.

Altro aspetto fondamentale: le società di capitali, come Telecom e Pirelli, sono società dotate di personalità giuridica e su di esse gravano obbligazioni e responsabilità civili e penali derivanti dalle azioni poste in essere nell'ambito dell'attività aziendale. Ma, inesorabilmente, l'avere personalità giuridica non implica avere volontà. Nessuna società è mossa da volontà propria: le società non hanno mani per prendere un dossier, non hanno occhi per leggerlo, non hanno bocca per esprimere su di essi un giudizio e non hanno un cervello per ragionarvi sopra.
Dunque in realtà le società sono rette da uomini: esseri provvisti dei sensi, del raziocinio e della volontà. Chi sarebbero allora gli uomini che, almeno in parte, hanno avallato simili comportamenti illeciti, visto che le due società hanno ammesso di aver avuto un tornaconto dall'attività illecita?
Nei vecchi libri di Ragioneria e di Economia Aziendale si usava, per rispondere a questa domanda, distinguere nella società il “soggetto giuridico” dal “soggetto economico”. Il primo, nelle società di capitale, coincide sempre con la persona giuridica della società, che infatti si accollava obbligazioni, diritti e responsabilità penali e civili.
Il soggetto economico invece era l'insieme delle persone (dotate, ripetiamo, di sensi, raziocinio e volontà) che agivano per nome, per conto e nell'interesse aziendale.
Quindi, se le due società del caso ammettono di aver avuto un profitto del reato, è possibile che nessuna delle persone facenti parte dell'insieme definito come soggetto economico ne fosse al corrente o abbia avallato? Forse che per la prima volta le società hanno espresso motu proprio una volontà, senza che esseri umani agissero a loro nome, per loro conto e nel loro interesse?

Ma le sorprese potrebbero non finire qui. La scelta processuale compiuta potrebbe aprire seri interrogativi in ordine all'uso di queste informazioni. Non si vorrà mica credere che queste informazioni, presumiamo pagate profumatamente, finissero in un cassetto senza essere analizzate, collegate con altri dati e magari archiviate in un dossier intestato a qualche malcapitato?
A noi viene, per esempio, in mente il famigerato dossier "Ladroni". A detta di uno dei suoi intestatari, l'ex arbitro De Santis, questo dossier conteneva dati sui redditi e sul patrimonio suo e dei suoi familiari, dati sulla sua situazione giudiziaria e su eventuali indagini in essere nei suoi confronti. Proprio quel genere di dati presenti nelle banche dati dei ministeri risarciti. Bella coincidenza, non vi pare?
Chiariamo però una cosa: la società Telecom e la società Pirelli non avevano nessun interesse a raccogliere informazioni su un arbitro di calcio. Questo è sicuro, visto che anche la sua attività professionale (dipendente del Ministero della Giustizia) non era in nessun modo collegabile o confliggente con quella delle due società patteggianti.
Ma per caso il soggetto economico, ovvero chi agisce per nome, per conto e nell'interesse delle aziende, poteva avere altri interessi esterni da soddisfare? Lo lasciamo dire a voi, noi sommessamente ricordiamo che la Pirelli era ed è azionista dell'Inter ed è retta da Marco Tronchetti Provera, consigliere della società nerazzurra. Non basta: l'allora vice presidente dell'Inter, Carlo Buora, era anche amministratore delegato della Telecom. Infine Massimo Moratti all'epoca era, oltre che proprietario dell'Inter, anche consigliere della Telecom. Un bell'intreccio, non v'è dubbio. Senza contare che lo stesso arbitro Nucini, di certo non nemico dell'Inter, ha dovuto ammettere di fronte ad un Tribunale l'interesse quasi ossessivo della società meneghina per il mondo arbitrale.

Altra curiosità di oggi è la lunga intervista concessa da Emanuele Cipriani, socio della Polis d'Istinto, a Peter Gomez (Il Fatto Quotidiano). Ecco cosa dice in merito alle responsabilità di quel soggetto economico delle due società: “Ladro però, no. Era tutto fatturato. E a ogni fattura corrispondeva un codice numerico che rimandava ad una pratica, ovvero ad una attività che poteva essere: lecita, illecita o parzialmente lecita. Un lavoro di cui, oltretutto i vertici dell'azienda e Tronchetti, che adesso fa persino fìnta di non sapere chi sono, erano perfettamente a conoscenza. I miei committenti erano Pirelli e Telecom. Tra i miei clienti, in qualche caso, ci sono stati lo stesso Tronchetti e alcuni suoi avvocati: è tutto riscontrabile"
Già secondo Cipriani, Tronchetti Provera sapeva. E sul fatto che sia tutto fatturato verrebbe proprio da crederci. L'Inter infatti mai ha smentito le notizie di stampa che rivelavano la presenza, nella sede londinese della società di Cipriani, di documentazione a firma Rinaldo Ghelfi che attesta l'avvenuto pagamento di servizi non meglio specificati.

Attendiamo trepidanti chiarimenti dall'Inter. Possibilmente nelle sedi più appropriate. Non pare infatti del tutto credibile che questa "macchina spropositata" (cit. dell'interrogatorio sul caso Telecom a Tronchetti Provera) sia stata posta in essere per il solo monitoraggio della vita privata di Vieri. Fatto comunque per il quale è in corso un altro processo.
In caso contrario saremmo costretti a pensare che la cifra e il simbolo delle vittorie di questi anni non sia nelle gesta dei suoi giocatori e nel simbolo di campioni che portano sul petto. Ma nella scritta della società che portano sulla maglia.

P.S.
Infine una parola sulla Juventus. Nonostante questi incredibili fatti che vedono coinvolto come vittima il suo ex direttore generale, non pare interessata a comprendere il perché di questa operazione di dossieraggio, che tra l'altro potrebbe aver provocato ingenti danni patrimoniali. Anzi, ricordiamo che, durante l'ultima assemblea degli azionisti, nostri esponenti hanno chiesto spiegazioni su questa inerzia. L'allora Presidente in un primo momento glissò, omettendo di rispondere alla domanda. Sollecitato sul tema, poi rispose di non sapere cosa rispondere.
Lasciamo a voi, anche su questo punto, trarre le opportune conclusioni